sabato 21 giugno 2008

GIOVANI E SPORT

L'avventura, la voglia di conoscere e scoprire, capire il piacere della fatica e del sacrificio per il raggiungimento di un obiettivo potrebbero aiutare i giovani a crescere ed a ritrovare il loro protagonismo spesso annullato dal così detto “branco”.
Attività quali l'arrampicata, il trekking, l'alpinismo ecc. aiutano a conoscere se stessi, condizione base per focalizzare e poi raggiungere un obbiettivo.
Sono questi sport la cui formula è quella del raggiungimento di un punto (sogno) attraverso uno sforzo fisico, ( progetto) per il raggiungimento di una soddisfazione (esperienza).
Ribadisco che nelle attività outdoor il punto di forza è il fatto che le sensazioni provate, ad esempio, da un alpinista di fama a scalare un 8000 sono le stesse che può percepire una persona fisicamente non dotata a salire una facile collina.
La soddisfazione che se ne ricava è tanto più grande quanto più grande ci sembra lo sforzo richiesto per l'ottenimento del risultato.
E' tendenza dei giovani contemporanei a rinunciare all'impegno nella convinzione che non è certo il loro sforzo a cambiare lo stato delle cose, ma piuttosto sono vittime delle situazioni e dei condizionamenti esterni.
Facciamo allora capire che certe cose non si fanno perchè sono difficili, ma certe cose sono difficili perchè non si fanno.
Cerchiamo di proporre come modelli non tanto i fatui personaggi dei reality televisivi, ma uomini e donne che hanno saputo avere un sogno e sono stati in grado di realizzarlo.
Non inneggiamo tanto le gesta sportive o le imprese, ma presentiamo persone vere, pulite, capaci di aver trovato in se stessi forza e motivazione, persone che si sono date anche dei limiti per realizzare il loro progetto.
La presenza di un obiettivo crea anche una scelta di rispetto di certe regole.
Non si può andare andare in montagna se la sera prima si ha bevuto in modo smodato o si è fatta mattina prima di coricarsi.
In una società in cui non si vedono i confini della libertà, far capire, attraverso l'esperienza personale, che certe cose si ottengono solo nel rispetto certe condizioni è sicuramente molto importante.
Anche il rispetto dell'ambiente trarrebbe beneficio dalla divulgazione degli sport dell'outdoor. Nel momento in cui la natura diventa campo di gioco sarà coscienza di ognuno averne cura.
Portare i ragazzi in natura per fargliela conoscere ed apprezzare vuol dire combattere quella forma di disagio, denominata hikikomori, che porta i ragazzi a staccarsi dal mondo e dalle relazioni concrete ritirandosi nelle loro camere davanti al PC e comunicando via internet con anonime conoscenze virtuali.
Forse per l'impreparazione delle famiglie, ma in particolare per la forte influenza che l'esterno ha sui giovani, il disagio giovanile va affrontato dalla società e dalle sue emanazioni.
Non varrebbe, quindi, la pena che le istituzioni propongano, attraverso la scuola e le strutture predisposte, situazioni tali da avvicinare i ragazzi alle attività dell'outdoor che gli permettano di riscoprire se stessi e trovare in se stessi le forze per iniziare ad assaporare la voglia di voler realizzare i propri sogni?
Spazi, situazioni e persone in grado di gestire gli eventi ci sono.
E' solo questione di convinzione e volontà di affrontare l'argomento.
Testo di Tony Gialdini

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