venerdì 27 giugno 2008

GIOVANI E MONTAGNA

Per contrastare il caldo che in questi giorni soffoca le città, la montagna è la meta ideale. Offre la possibilità di lunghe camminate all'aperto, si dorme bene e non ci sono zanzare. Non c'è la confusione delle località balneari ed è possibile raggiungere luoghi che per gran parte dell'anno sono inaccessibili a chi non è un alpinista di altissimo livello. Max e Lauren hanno deciso di affrontare l'ascensione del Monte Bianco a fine luglio e si stanno allenando già da tempo. E' un grosso impegno fisico e la preparazione è costante e faticosa, ma sono felici di condividere un progetto comune tanto importante e stanno lavorando davvero bene. Il loro entusiasmo è un bellissimo esempio per i giovani che amano lo sport e dovrebbe essere uno stimolo anche per quelli che ancora non lo praticano, per spingerli a mettersi in gioco. Forza ragazzi, facciamo tutti il tifo per loro!

sabato 21 giugno 2008

GIOVANI E SPORT

L'avventura, la voglia di conoscere e scoprire, capire il piacere della fatica e del sacrificio per il raggiungimento di un obiettivo potrebbero aiutare i giovani a crescere ed a ritrovare il loro protagonismo spesso annullato dal così detto “branco”.
Attività quali l'arrampicata, il trekking, l'alpinismo ecc. aiutano a conoscere se stessi, condizione base per focalizzare e poi raggiungere un obbiettivo.
Sono questi sport la cui formula è quella del raggiungimento di un punto (sogno) attraverso uno sforzo fisico, ( progetto) per il raggiungimento di una soddisfazione (esperienza).
Ribadisco che nelle attività outdoor il punto di forza è il fatto che le sensazioni provate, ad esempio, da un alpinista di fama a scalare un 8000 sono le stesse che può percepire una persona fisicamente non dotata a salire una facile collina.
La soddisfazione che se ne ricava è tanto più grande quanto più grande ci sembra lo sforzo richiesto per l'ottenimento del risultato.
E' tendenza dei giovani contemporanei a rinunciare all'impegno nella convinzione che non è certo il loro sforzo a cambiare lo stato delle cose, ma piuttosto sono vittime delle situazioni e dei condizionamenti esterni.
Facciamo allora capire che certe cose non si fanno perchè sono difficili, ma certe cose sono difficili perchè non si fanno.
Cerchiamo di proporre come modelli non tanto i fatui personaggi dei reality televisivi, ma uomini e donne che hanno saputo avere un sogno e sono stati in grado di realizzarlo.
Non inneggiamo tanto le gesta sportive o le imprese, ma presentiamo persone vere, pulite, capaci di aver trovato in se stessi forza e motivazione, persone che si sono date anche dei limiti per realizzare il loro progetto.
La presenza di un obiettivo crea anche una scelta di rispetto di certe regole.
Non si può andare andare in montagna se la sera prima si ha bevuto in modo smodato o si è fatta mattina prima di coricarsi.
In una società in cui non si vedono i confini della libertà, far capire, attraverso l'esperienza personale, che certe cose si ottengono solo nel rispetto certe condizioni è sicuramente molto importante.
Anche il rispetto dell'ambiente trarrebbe beneficio dalla divulgazione degli sport dell'outdoor. Nel momento in cui la natura diventa campo di gioco sarà coscienza di ognuno averne cura.
Portare i ragazzi in natura per fargliela conoscere ed apprezzare vuol dire combattere quella forma di disagio, denominata hikikomori, che porta i ragazzi a staccarsi dal mondo e dalle relazioni concrete ritirandosi nelle loro camere davanti al PC e comunicando via internet con anonime conoscenze virtuali.
Forse per l'impreparazione delle famiglie, ma in particolare per la forte influenza che l'esterno ha sui giovani, il disagio giovanile va affrontato dalla società e dalle sue emanazioni.
Non varrebbe, quindi, la pena che le istituzioni propongano, attraverso la scuola e le strutture predisposte, situazioni tali da avvicinare i ragazzi alle attività dell'outdoor che gli permettano di riscoprire se stessi e trovare in se stessi le forze per iniziare ad assaporare la voglia di voler realizzare i propri sogni?
Spazi, situazioni e persone in grado di gestire gli eventi ci sono.
E' solo questione di convinzione e volontà di affrontare l'argomento.
Testo di Tony Gialdini

giovedì 19 giugno 2008

GIOVANI E SPORT

Cosa fare per soddisfare in modo educativo alle aspettative dei giovani?
Forse basta una cosa: ridare loro la capacità di sognare.
Sogno, progetto ed esperienza è un iter che è l'essenza della vita.
Sogno: il desiderio di qualcosa a cui credere ed il cui raggiungimento possa gratificare
Progetto: tutto ciò che si fa per poter realizzare il proprio sogno
Esperienza: quello che si ricava, soprattutto in termini umani, dalla realizzazione del sogno.
Ritengo che la fase “progetto” sia la più importante e motivante. Alzarsi ogni mattina ed avere un pensiero dedicato alla propria aspettativa, aggiungere tutti i giorni un mattoncino alla costruzione del nostro sogno ci danno la carica, ci fanno sentire vivi, ci stimolano, ci danno forza e soprattutto ci motivano.
Qualsiasi sia il sogno che potrebbe essere legato ai sentimenti, al lavoro, alla famiglia, al prestigio personale ecc.
Aiutare i giovani a sognare, a credere al raggiungimento delle loro aspirazioni è oggi determinante per una sana crescita della società.
Esistono attività sportive in grado di essere la palestra ideale per formare il carattere e sono quelle legate al mondo dell'outdoor.
Sono quelle attività, che si praticano in ambiente naturale, senza fini di competizione, ma per il solo piacere di farle.
Permettono scarico di adrenalina, aiutano la socializzazione e soprattutto sono utili per conoscere se stessi ed i propri limiti.
Sono sports in cui falsare o forzare i risultati non ha alcun senso perchè il proprio rivale è sé stessi.Non esistono esclusi dato che tutto è proporzionale; i sentimenti e le sensazioni provate sono uguali nel rispetto dei fattori difficoltà/fatica/preparazione fisica.

venerdì 13 giugno 2008

GIOVANI E SPORT

Lo sport è sempre stato proposto come valida soluzione, ma purtroppo, con il passare del tempo, ha perso questa capacità per il fatto che nella scala dei valori è stato messo al primissimo posto il risultato.
Spesso oggi non si fa più sport per sfogarsi, per sentirsi vivi ed in forma; avendo esasperato la competizione tutto diventa lecito per raggiungere l'affermazione e spesso barando anche con se stessi. La ricerca del proprio limite viene falsata da artifici innaturali. Fare sport è oggi troppo impegnativo, per farne parte, devi impegnarti in modo totalitario, spesso sottoponendoti a forti stress fisici e psichici.
Questo porta tanti ragazzi ad allontanarsi dallo sport attivo relegandosi nelle curve degli stadi dove sfogare, a volte in modo incivile, la loro esuberanza.
Voler fermare il fenomeno della violenza nel calcio con restrizioni e condanne è solo un palliativo. Importante è capire la voglia di ideali insita nei ragazzi Concetto base è che l'ultrà del calcio usa comportamenti delittuosi non per beneficio economico personale, ma motivato dalla “fede” verso una maglia ed un vessillo calcistico; questo è un “ideale”, assurdo, vacuo, infantile, ma sempre un ideale.
L' ideale è quello che portò tanti giovani ad indossare la camicia nera del fascismo, che ha portato i loro figli in piazza nel momento della contestazione giovanile e che ha armato la mano dei brigatisti negli anni di piombo.
E' quindi insito nelle giovani generazioni la necessità di credere in qualche cosa.
La giovane età è foriera anche di voglia di trasgressione che dà quel senso di fare qualcosa di unico, originale e personale, andando contro le regole stabilite.
I giovani di oggi sono passivi nei confronti della vita; aspettano che siano le situazioni a gestire il loro futuro e preferiscono vantaggi immediati che non investire nel futuro.Sono ubriachi di libertà, non sono in grado di capire quali sono i limiti, tutto è permesso nulla è vietato. Non avendone coscienza, non sono in grado di accettare e capire le restrizioni; ogni regola diventa un sopruso e non viene letta come necessaria per una giusta convivenza.

martedì 10 giugno 2008

FINESTRE








da Giusy:



Ciao ho letto sul blog 'finestre' e voglio condividere delle bellissime foto che ho scattato in inverno dalla mia finestra che affaccia sul Tirreno e su Capri;è bello fotografare la fine di una giornata quando la natura ci regala uno spettacolo indimenticabile ricordandoci di osservare ciò che abbiamo intorno. ciao da Giusy
Mandate le vostre foto a FINESTRE, con un breve commento. Verranno messe on line per condividerle con gli amici.

venerdì 6 giugno 2008

LA NUOVA MARATONA DI FABIO

L’emozione del Passatore!
Nel mio percorso di avvicinamento alla traversata del deserto, accompagnato da Carla,sabato 31 maggio ho compiuto un altro piccolo passo per completare la preparazione alla nostra comune impresa.
L’ultramaratona del Passatore, così chiamata perchè si snoda tra le località dell’appenino tosco-emiliano compreso tra Firenze e Faenza, zona frequentata dal popolare brigante e capopopolo Passator cortese, è una corsa di 100 km. dove la forza fisica e l’allenamento non bastano, ma servono capacità di soffrire e grande forza mentale.
Avevo in programma di correrla per 45-50 km. E con gli amici di sempre sabato mattino di buon ora siamo partiti alla volta di Firenze.
Alle ore 15, con Mario iniziavo la mia avventura del Passatore: è questa una gara nella quale è fondamentale la gestione delle proprie energie.
Abbiamo corso in tranquillità i primi 28 km. tra continui falsipiani per un dislivello di circa 500 mt.: da Borgo San Lorenzo inizia l’ascesa lunghissima verso il passo di Colla Casaglia a circa 1000 mt. di altitudine.
Meravigliosa la squadra d’appoggio, con gli amici che da un mini bus al seguito, facevano un tifo infernale e mi hanno garantito un’assistenza perfetta.
Stavo benissimo, correvo con scioltezza senza fatica e ho superato senza problemi la barriera psicologica dei 42 km. fino allo scollinamento del km. 49 e lì ho cominciato a ragionare pensando alla mia impresa del deserto: sapevo che se avessi corso fino ai 75-80 km. avrei poi voluto tentare di chiudere il mio Passatore.
So per esperienza che il nostro corpo sa dare anche di più di quello che ha per presentare il conto con gli interessi e temevo di compromettere l’allenamento per il deserto: così al km. 62, in perfette condizioni, ho deciso di fermarmi, felicissimo perchè stavo veramente bene: scelta saggia ed intelligente poichè poco dopo purtroppo Mario ha avuto problemi che lo hanno costretto al ritiro, mentre Aldo, il terzo atleta ha proseguito tra indescrivibili sofferenze per portare a termine la corsa.
In quei km. finali ho visto scene di sofferenza indicibili che ritengo non giustificate: va bene la fatica legata all’impresa sportiva, ma farsi male per concludere una 100 km.non è sport.
Sono contento per aver corso stando benissimo: da subito ho ripreso, senza problemi gli allenamenti intensissimi che mi porteranno con la grande Carla a realizzare l’ impresa alla quale stiamo lavorando da quasi un anno e conservo un meraviglioso ricordo del mio Passatore.

mercoledì 4 giugno 2008

SALUTE A MILANO

Inizia domani, 5 giugno la settimana della salute a Milano. Ieri la conferenza stampa a Palazzo Marino nella quale l'Assessore alla Salute dott. Landi di Chiavenna ha illustrato il programma: intenso e ben fatto. Fino al 15 giugno la città sarà mobilitata per informare i cittadini sulle diverse patologie e per effettuare screening ed esami gratuiti in strutture itineranti.
Anch'io sarò coinvolta in questa iniziativa e martedì 10 giugno per la giornata dedicata alla disabilità dalle 16 alle 22.30, al Palalido saranno proiettate anche le mie immagini girate nei deserti.
L'appuntamento è per tutti: trascorreremo insieme qualche ora di sport e di svago. Vi aspetto numerosi!