lunedì 8 giugno 2009

PAURA DI VOLARE

Non si può restare indifferenti di fronte alla notizia che 228 persone hanno perso la vita a bordo di un aereo in volo da Rio de Janeiro a Parigi. Le immagini, lo strazio dei familiari, la cronaca quotidiana ci pone di fronte all’ennesima tragedia del cielo. Questa volta, oltre alla tragedia, viviamo il mistero che ha portato un velivolo tanto affidabile come l’Airbus 330 ad inabissarsi nell’Oceano Atlantico. E su tutti i giornali si parla di paura di volare. Il mio punto di vista è diverso: lo chiamerei appuntamento con il proprio destino, per alcuni segnato da un’irrevocabile parola fine, per altri, come i due passeggeri rimasti a terra perché presentatisi con il passaporto scaduto, una chanche ancora di una vita che prosegue. Non voglio entrare nella bagarre dei numeri tutti tesi a dimostrare che il trasporto aereo è il più sicuro dal punto di vista statistico; desidero invece riflettere, così come sto facendo con me stessa in questi tristi giorni, insieme a Voi che leggete. Più che di paura di volare bisognerebbe parlare di paura di sprecare la propria vita inseguendo realtà che non ci appartengono e che invece ci vengono quotidianamente proposte come modelli da imitare. Mi domando cosa farei se fossi al posto dei due passeggeri “miracolati”. Probabilmente nulla. Non cambierei la mia vita che è stata già così piena che lo sarà ancora. Penso, senza falsa modestia, di essere sulla strada giusta; una strada ancora una volta tracciata dal deserto, una strada che ho percorso da sola e che ho voluto ripercorrere insieme agli altri in occasione della prima edizione di Desert Therapy. Una strada che desidero attraversare ancora tante volte finché ci sarà gente che vorrà condividere con me questa emozione. Non ho paura di volare, perché ho ancora tanta voglia di vivere.

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