Nel mio programma di avvicinamento alla traversata del deserto uno step intermedio è stata la partecipazione alla maratona di Roma del 16 marzo scorso.
Sono ormai prossimo alla maratona numero 30 ma il fascino e la magia di questa emozionante specialità si rinnova ogni volta.
Il lungo e faticoso viaggio di trasferimento del giorno prima,l’ansia della vigilia, il continuo dormiveglia fino alla solita levataccia. Alla partenza il solito rituale della vaselina ai piedi gli scongiuri e poi di corsa nel box assegnato.L’adrenalina sale alle stelle fino a quando il classico colpo di cannone dà il via alla maratona dei 15.000.
Accompagnato dall’amico Mario Barcella comincio una vera e propria battaglia per risalire la corrente di questa marea di gente, ma dobbiamo correre accoppiati e perciò non riusciamo a superare e spesso siamo travolti dalla foga degli atleti: corriamo i primi 2 km. in 17 minuti e
dobbiamo continuamente zigzagare, facendo acrobazie tra una selva di gambe non riuscendo tuttavia ad evitare una serie di scontri e pericolosi inciampi.
Al km. 12 l’amico Mario rompe gli indugi e comincia a farsi largo tra il muro di gente urlando a ripetizione “attenzione non vedente in arrivo”: la cosa ha subito un doppio effetto.
Come Mosè divideva le acque l’annuncio di Mario apre un varco tra la selva dei maratoneti ed inoltre solleva un coro di incitamento e di ammirazione nei miei confronti che io con grande piacere ricambio con ampi saluti ed una serie infinita di “in bocca al lupo”.
Così risaliamo man mano il fiume di gente e recuperiamo i pace-makers delle 5 ore e poi quelli delle 4,45 ,4,30 e 4,15.
So per esperienza che la maratona vera è dopo i 30 km. e comincio ad avere grossi problemi ai piedi a causa del fondo molto dissestato e per via dei lunghi tratti di sanpietrini.
È in questi momenti che emerge il cuore del maratoneta, capace di soffrire e dare coraggio a chi è in crisi: è la fase silenziosa dove ognuno soffre ma non molla fino a quel psicologico conto alla rovescia che ti dà le ultime forze per arrivare al km. 40 e da lì in poi si contano i passi i metri che mancano per superare gli ultimi chilometri durissimi di una salita assai dissestata.
Ma ormai è fatta: la voce dello speaker è sempre più vicina, la gioia esplode in una serie incontenibile di urla e saluti al pubblico festante: tagliamo il traguardo Mario ed io ci scambiamo un commosso abbraccio, ma non è finita: quando ritiriamo la nostra medaglia il personale organizzativo mi invita a recarmi al settore premiazioni. Nella speciale classifica dei non vedenti mi sono classificato 3° ed insieme al mio amico-guida sul podio ricevo il trofeo consegnatomi dal Presidente della maratona.
L’emozione è più forte della fatica e calde e salate lacrime mi rigano il volto per poi lasciare il mio pensiero ai miei affetti più cari, Oriana la mia adorata moglie che aspetta con ansia una mia telefonata e alla cara mamma che da lassù mi sorveglia e mi protegge.
Fabio Pasinetti
mercoledì 19 marzo 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento